DevInterface: Comunicato Stampa
  • 09 lug DevInterface
    12:13 - 09 lug 2015 Veneto http://feedproxy.google.com/~r/devinterfaceblog/it/~3/IWrmC3NNMX0/

    Vuoi arrivare primo al GP di Google? Allora parti in quarta con la SEO!

    Un viaggio all’interno del grande mondo della Search Engine Optimization: scopriamo alcune dritte per capire come scegliere le keywords e dove posizionarle affinché Google veda quello che vogliamo mostrargli.

    Nell’ultimo articolo, abbiamo parlato dell’importanza dell’usabilità del sito web al fine di permettere agli utenti di capire immediatamente come muoversi al suo interno.

    Ok, questo è davvero importantissimo, e continueremo a parlarne anche nei prossimi post; ma forse ti sarai chiesto… “Se uno non ci arriva al mio sito web, a cosa mi serve renderlo usabile?”. E’ proprio questo il tema di oggi, parleremo un po’ di come rendere il nostro sito reperibile.

    SEO

    Come ben saprai ci sono un milione di possibili sorgenti di traffico per il nostro sito, che possono essere più o meno efficaci a seconda del nostro target e soprattutto di come ci approcciamo ad esso; per molti, le due fonti principali sono i social networks e la ricerca organica che gli utenti effettuano dalla barra di Google, Yahoo!, Bing e compagnia. Per quanto riguarda quest’ultima, come abbiamo brevemente spiegato in questo articolo, è fondamentale collocarsi tra le prime posizioni delle SERP quando gli utenti digitano determinate parole chiaveE’ qui che entra in gioco la famosa SEO, ossia l’ottimizzazione del nostro sito per i motori di ricerca.

    Prima di entrare nello specifico della disciplina però, occorre capire come funzionano questi software.

     

    CHE SERVIZI CI FORNISCONO I MOTORI DI RICERCA?

    Si potrebbe banalmente dire che ci fanno vedere tutto ciò che è relativo alle parole che digitiamo; in realtà fanno molto di più: ci mostrano tutto questo, certo, ma in modo ordinato in base alla qualità dei contenuti e a ciò che per NOI è più utile! Quì sta il valore aggiunto. E’ per questo che se digitiamo la parola “calciomercato”, tra gli 11.900.000 risultati totali cliccheremo sui primi 2/3 e troveremo tutte le informazioni che ci servono. Pensa se invece ci restituissero i risultati in base a parametri diversi dalla qualità: sarebbe un vero disastro, non credi?

    Per fare questo, Google e gli altri motori si servono di speciali agenti del controllo qualità che viaggiano nella rete esplorandone tutti gli angoli: sono i crawlers, dei software che esaminano i nostri siti per capire di cosa parlano e come e se possono essere utili agli utenti. Il premio per avere un’alta qualità dei contenuti è quello di superare via via gli altri siti in gara e posizionarsi ai primi posti della ricerca per determinate keywords. Questa, però, è una sorta di competizione perpetua basata sul principio della meritocrazia. Se qualcuno produce contenuti migliori dei tuoi, è facile che ti sorpassi ancor prima che tu riesca a guardarlo dallo specchietto retrovisore; sta a te aggiornarti in modo da riprendere la leadership o almeno da rimanere fisso sul podio che, diciamocelo, nella SERP è un ottimo risultato.

    COSA SERVE PER POSIZIONARE IL NOSTRO SITO TRA I PRIMI POSTI DELLE SERP?

    Dobbiamo ora capire con che criteri i crawlers esplorano il nostro sito. Google, che è il motore di ricerca maggiormente utilizzato, utilizza degli algoritmi davvero complicatissimi per garantire il reperimento dei risultati migliori per gli utenti; inoltre, essi evolvono di continuo poiché anche le tendenze e le abitudini delle persone cambiano molto velocemente. Per queste ragioni, neanche i migliori SEO specialists conoscono perfettamente tutti i segreti per “piacere” a Google: la loro tecnica consiste nel variare spesso strategia aggiornando le pagine web di continuo, testando e agendo di conseguenza.

    Esistono però delle linee guida da cui si può iniziare che, in questo momento (ma forse tra qualche mese non più, chi lo sa), fungono da ottimi fattori di posizionamento nei risultati di ricerca.

    Alcuni di essi sono, ad esempio, la creazione di contenuti di qualità, la diffusione di tali contenuti sui social networks, la quantità di link in ingresso che, da altri siti autorevoli, puntano al nostro, l’attributo mobile-friendly (di cui abbiamo parlato quì) e l’utilizzo appropriato di determinate parole chiave per le quali vogliamo indicizzare le nostre pagine.

    Ce ne sono molti altri, anche più complicati, che hanno a che fare strettamente con il codice della pagina, ma oggi ci occuperemo principalmente di darti qualche consiglio su come utilizzare al meglio le keywords all’interno di una pagina web.

    LE KEYWORDS

    Le parole chiave sono, come ben sai, le stringhe di testo che digitiamo sulla barra di ricerca di Google (o altri motori di ricerca) per cercare determinate informazioni. Esse sono una cosa essenziale per essere reperiti sul web, ma per capire come sfruttarle al meglio bisogna tentare di mettersi nei panni di Google: il motore di ricerca le utilizza per catalogare i risultati ed è in grado di classificare anche miliardi di pagine diverse secondo i requisiti citati in precedenza (qualità del contenuto e rilevanza per il singolo utente) per ogni parola.

    Quando diciamo “parola chiave“, non ci riferiamo soltanto a una singola parola come ad esempio “smartphone” o “bicicletta”, ma anche a keyword composte da più parole, come “bicicletta rossa per bambini” o “scarpe con lacci neri”. Quelle del primo tipo vengono definite “a coda corta” (short-tailed), le seconde “a coda lunga” (long-tailed).

    Ovviamente, per qualsiasi parola chiave, avremo un numero più o meno ampio di risorse web ottimizate per essa, che costituisce la concorrenza della keyword: le short-tailed keywords, che sono quelle più generiche, hanno in genere più pagine che le contengono e quindi sono quelle con la concorrenza più alta, il che significa che sarà molto difficile scalare la SERP utilizzandole. Le parole chiave a coda lunga, invece, hanno meno concorrenza perché sono più specifiche; alcuni marketer consigliano alle piccole imprese di focalizzarsi su queste parole per ottimizzare la propria pagina, poiché porterebbero traffico altamente targetizzato; il loro problema, però, è che il traffico sarebbe di fatto anche molto più ridotto rispetto a quelle a coda corta.

    COME SCEGLIERE LE PAROLE CHIAVE, QUINDI?

    Innanzitutto devi pensare al tuo prodotto e al tuo target. Cosa offri ai tuoi clienti? La tua clientela di che fascia d’età fa parte? Quale linguaggio utilizza? Che cosa digiterebbe su Google per cercare il tipo di prodotto o servizio che offri?

    Quando avrai risposto a queste domande, ti verranno in mente una sfilza di parole che gli utenti potrebbero digitare per arrivare al tuo prodotto. Bene, ogni volta che te ne viene in mente qualcuna, scrivitela; poi digitala su Google e guarda chi è tra i primi risultati: quelli sono i tuoi maggiori concorrenti per quella parola chiave (e molto probabilmente anche per i prodotti che vendete). Come si comportano loro? Guarda attentamente il loro sito, tenta di capire come hanno fatto ad indicizzarsi così bene e prendi spunto!

    Quando avrai scritto la tua bella lista di parole chiave, tieni solo quelle che sono più significative per il tuo business: senza dubbio, ce ne saranno alcune a coda lunga e alcune a coda corta. Se ottimizzi le tue pagine esclusivamente con quelle del primo tipo, rischi di essere introvabile, con quelle del secondo di avere poco traffico: trova il giusto equilibrio! Questo si decide soprattutto in base alle caratteristiche del prodotto che conosci molto bene. E’ qualcosa particolarmente di nicchia? Allora probabilmente le short tailed keywords sono più appropriate perché pochi altri venderanno qualcosa di simile! E’ un prodotto con molta concorrenza? Ottimizza con short tailed ma utilizza più parole a coda lunga che definiscano la tua unicità rispetto agli altri. Ricorda, l’equilibrio è tutto.

    COME VANNO DISPOSTE LE KEYWORDS ALL’INTERNO DEL SITO?

    Immagino che avrai pensato che la parola “ottimizzazione”, usata parecchie volte fin’ora, sia molto accattivante. Magari è anche il motivo per cui hai aperto l’articolo. Ma cosa significa ottimizzare? Per ottimizzare una pagina, dobbiamo fare in modo di dare in pasto ai crawlers dei motori di ricerca ciò che vogliamo noi: le keywords per cui vogliamo indicizzarci appunto. Questi robot riconoscono solamente il testo, e dobbiamo inserire quello più significativo in punti strategici della pagina, ossia:

    • tag HTML Title;
    • tag HTML Heading;
    • URL;
    • nome e tag HTML Alt delle immagini;
    • body, evidenziandolo con dei markers HTML.

    Il tag Title

    E’ il tag HTML che da il nome alla finestra del browser. Se guardate adesso, il titolo della vostra finestra è “Vuoi arrivare primo al GP di Google? Allora parti in quarta con la SEO!, proprio il titolo del nostro articolo. Esso deve corrispondere alle parole chiave che volete ottimizzare in quella determinata pagina: che sia il nome dell’articolo del blog o la sezione “prodotti” del vostro sito.

    Il tag Heading

    Serve a definire semanticamente il titolo di una sezione e va da H1 a H6; di solito la keyword va posta nel primo tag H1 o H2 presente nella pagina. Nel nostro articolo, dentro l’heading, c’è sempre il titolo.

    URL

    Lo Uniform Resource Locator è, come sai, il link univoco con il quale si può giungere alla nostra pagina web. Come puoi notare, anch’esso contiene a sua volta il titolo del nostro articolo: è importante infatti che i crawlers trovino una certa organizzazione logica quando entrano nelle nostre pagine, il che gli renderà il lavoro più facile e di conseguenza la nostra pagina sarà più “piacevole” ai loro “occhi”. Questa organizzazione, nel nostro caso, è implementata dal fatto che c’è coerenza tra il Title, l’Heading e l’URL.

    Alcuni URL si presentano così: www.example.com/?page_id=171. Essi, oltre a non essere molto appetibili per i motori di ricerca, sono incomprensibili anche per gli utenti che non sanno dove finiranno se ci cliccheranno sopra. Un URL ottimale deve essere comprensibile e attraente sia per gli utenti che per Google, che trova già in esso delle parole chiave. Si chiamano URL parlanti e si presentano così: www.example.com/prodotti/maglie-in-lana

    Il nome delle immagini e il tag Alternative

    Quando carichiamo un’immagine sul nostro blog o sulla landing page del prodotto, è consigliabile cambiare il nome di essa con la parola chiave che ci serve: un nome tipo “IMG_498″ non fornisce alcuna informazione, molto meglio modificarlo con quello del nostro prodotto.

    Ti è mai capitato di non riuscire a visualizzare correttamente un’immagine sul tuo browser? E’ capitato a tutti purtroppo, ma spesso si trova un testo che va a sostituire l’immagine: si tratta della stringa contenuta nel tag Alt, la quale compare quando non si vede l’immagine. Anche in questo tag dobbiamo inserire le nostre keywords.

    Il testo della pagina

    Dobbiamo inserire le nostre parole chiave anche all’interno del body della pagina web, e bisogna segnalarle ai motori attraverso dei markers HTML come il grassetto (bold) o il corsivo (italics).

    Con che frequenza dobbiamo utilizzare le keywords? Alcuni quantificano dicendo che il numero ottimale va dal 5% al 10% del totale delle parole della pagina. In realtà alcuni siti ne utilizzano una percentuale molto più alta: l’importante è che il testo risulti naturale ai nostri occhi, non deve essere troppo meccanico perché il cervellone di Google altrimenti se ne accorgerebbe, lo riconoscerebbe come spam e penalizzerebbe la pagina della SERP. Inoltre, è utile usare anche dei sinonimi delle nostra parole chiave, così saremmo indicizzati anche per esse e avremmo maggior possibilità di essere trovati nella ricerca organica. Per scegliere la densità ottimale di keywords dovrai fare affidamento al buon senso e all’esperienza, che acquisirai facendo delle prove e aggiustando la tua strategia in base ai risultati.

    Come detto in precedenza, in ogni caso, la SEO non è una disciplina empirica, e per padroneggiarla serve molta esperienza e una forte attitudine ad accogliere il cambiamento e ad effettuare continue prove. Inoltre, i risultati si vedono nel lungo termine, e ogni realtà aziendale dovrà trovare il suo modo ottimale per implementarla; quella che abbiamo fornito è una piccola lista, non esaustiva, di consigli per iniziare.

    Tu utilizzi già queste tecniche? Hanno portato dei buoni risultati? Faccelo sapere!

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