Beyond Real di Lorenzo La Rocca: Comunicato Stampa
  • 04 mag Beyond Real di Lorenzo La Rocca
    13:33 - 04 mag 2008 Ragusa (RG) http://www.carlocriscione.com/it/2008/05/04/una-esposizione-ragusana-del-1987/

    Una esposizione ragusana del 1987

    All’inizio del secolo si diffuse per l’Europa intera, ma in Francia più, che altrove, il gusto per lo studio e la scoperta dell’arte primitiva negra – africana.

    Francia vuoi dire soprattutto Parigi, a ragione considerata allora la capitale della cultura europea tout-court e la mitica città delle mille esperienze, le più esaltanti dell’arte contemporanea. Si pensi alla schiera di grandi pittori che in quel periodo vi elessero domicilio ideale, quando non addirittura vero reale fisico.

    Dicevamo del fascino per l’arte primitiva, che veniva dall’Africa nera: totem, maschere di guerra, maschere propiziatrici, divinità semitiche, oggettistica varia, persino scudi di guerra variamente decorati a motivi geometrici. Ebbene la diffusione dì questi archetipi ebbe un rilievo profondo, insieme al perdurare del mito del buon selvaggio, su tutta la cultura più avanzata dell’epoca, ma più ancora per l’influsso sull’arte pittorica dei primi anni del secolo. Si pensi al giovane Picasso ancora preso dall’espressionismo di Lautrec e Gauguin, che cambia poetica espressiva e si volge con entusiasmo alla semplice volumetria e geometria della pittura negra. Lo stesso avviene per Modigliani proprio nei suoi anni più fervorosi di opere e di studi. Non citiamo gli altri.

    Tutta questa produzione iconologia, che deforma espressivamente il vero modello reale, ha avuto per Carlo Criscione più che uno stimolo, addirittura la forza dell’archetipo a cui ispirarsi per una esperienza figurativa piena di entusiasmi e di sommossi slanci pittorici.

    Autodidatta, ma assistito da tanti maestri, da più lustri ci viene proponendo questa pittura personalissima piena di incantate stilizzazioni, che fanno delle sue grandi tavole o tele il fascino discreto di una decorazione dai colori vivaci e luminosi volta alla più smaliziata deformazione del vero per una resa più moderna dei dati pittorici della realtà. Per questo le sue ascendenze culturali più vicine comprendono Sutherland, ma anche Bacon, persino Matisse fino al nostro Baj. A loro ha chiesto ispirazione per la determinazione degli archetipi, non certo per una sterile imitazione; la sua pittura è, infatti, sincera, personale e nuova senza alcuna inclinazione a modelli di altri, però respira la stessa temperie, e in ciò sta la sua motivazione più vera, dell’arte moderna e contemporanea attraverso la poetica del surrealismo espressionistico, oggi forse, il filone più ricco di tanta arte contemporanea che prescinde in modo rigoroso dalle astruserie senza senso e dalle stravaganze neoavan-guardistiche, che ormai hanno fatto il loro tempo. Il mondo pittorico di Cario Criscione, il suo universo iconografico comprende soprattutto ritratti e figure antropomorfe femminili con qualche inclinazione agli animali più belli dal punto di vista rappresentativo, come il pappa-gallino su di una grande tela che gli ho visto qualche tempo fa.. Non dipinge quasi mai il paesaggio e pochissime volte la natura morta, se non come parte integrante di un quadro di figure. La sua predilezione come dicevamo, va al corpo femminile investigato in tutte le sue implicanze espressive e decorative con un disegno sapido e lineare, volutamente trascurando prospettiva e chiaroscuro, ma con una campitura a larghe zone di colori primari o puri con ascendenze a certo purismo cromatico proprio di tanta parte della pittura veneta del seicento o del settecento. Il corpo femminile dunque, ma a volte anche la figura dell’uomo, specie quando questa è destinata a sottolineare la presenza della compagna dell’uomo.

    Come si vede, Carlo Criscione partecipa, perciò, della più moderna cultura figurativa e ha compiuto alcune ricerche formali decisive per la sua formazione, ma anche per la sua – definizione di un’arte maturar’e consapevole, che coinvolgono il suo destino personale di pittore e di creatore di fantasmi immaginifici per una iconografia espressionistica dell’arte contemporanea, che rappresenta l’impegno più importante di tutta la sua produzione d’arte.

     

    Angelo Campo (docente d’arte)

    1987

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