Rapporto Coldiretti sui “Rischi dei cibi low cost” e agroalimentare di qualità. (Italian agrifood)

Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, ha presentato il suo primo rapporto sui “Rischi dei cibi low cost”, un’analisi sullo stato dei consumi alimentari in Italia, nella quale si evidenzia, nel primo trimestre dell’anno, un aumento record del numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa.

Secondo Coldiretti, l’aumento degli acquisti di “cibo low cost” per oltre sei famiglie italiane su dieci, ha comportato una diminuzione della qualità degli alimenti, in favore di prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, e che rischiano di avere un impatto sulla salute. “Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette modificate, ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi”, afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini, consigliando di verificare sempre la provenienza ed il tipo di ingredienti utilizzati, diffidando dei prodotti che costano troppo poco, come certi oli extravergini che non coprono neanche il costo della raccolta delle olive.

Il dossier Coldiretti mostra come l’80% degli allarmi alimentari venga provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi esterni all’Unione Europea. Nel 2012, in base al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, i paesi più a rischio sono stati, nell’ordine, la Cina (miele con di antibiotici e contaminato da OGM), l’India e la Turchia (nocciole e pistacchi contaminati da muffe e aflatossine). L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare evidenzia risultati particolarmente negativi per il pepe indiano (irregolare nel 59% dei casi), per il pomodoro cinese (irregolare il 41%),  per le arance egiziane (irregolare il 26%) ed il concentrato di succo di arancia brasiliano, per l’aglio argentino (irregolare il 25%) e per le pere slovene (irregolare il 25%). Da queste nazioni provengono ingredienti e alimenti che possono essere offerti a basso prezzo anche grazie alle regole sanitarie e ambientali meno restrittive, oltre che per lo sfruttamento della manodopera.

La produzione alimentare Made in Italy è, invece, la piu’ sicura a livello mondiale per quello che riguarda la presenza di residui chimici irregolari. Nei prodotti alimentari provenienti da paesi extracomunitari sono stati individuati residui chimici sopra il limite nel 7,9% dei campioni, 5 volte più che nei prodotti dell’Unione Europea, dove gli “irregolari” sono l’1,5%, e ben 26 volte più che in quelli italiani, dove appena lo 0,3% dei campioni non era conforme ai limiti di legge.

I rischi del low cost riguardano anche le imitazioni dei nostri prodotti tipici, scambiati dai consumatori come prodotti Made in Italy, perché vengono spesso utilizzati nomi, immagini e forme che richiamano l’italianità. Un problema particolarmente sentito all’estero, ma oggi sempre più diffuso anche in Italia, dove molto spesso le produzioni di massa a basso costo, fanno ricorso a materie prime e semilavorati provenienti dall’estero.

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L’articolo completo sul sito Coldiretti: link

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Coldiretti, the bigger association representing the Italian agriculture, has submitted its first report on “Risks of low cost foods”, an analysis on the status of food consumption in Italy, which highlights, in the first quarter of the year, a record increase in the number of notifications to the national warning system framework for the prevention of food risks, compared to the same period of five years ago.

According to Coldiretti, the increase in purchases of “low cost food” for more than six out of ten Italian families, resulted in a decrease in the quality of food, often in favor of products offered at prices too low to be fair, and likely to have an impact on health. “Behind these products, often there are modified recipes, ingredients of lesser quality, or alternative production methods,” says the president of Coldiretti Sergio Marini, advising people to always check the origin and type of ingredients, being wary of products too cheap, like some extra virgin olive oils that do not even cover the cost of the olive harvest.

The Coldiretti dossier shows that 80% of food alarms are caused by cheap products coming from countries outside the European Union. In 2012, according to the Community Alert System for the Prevention of Food Risks, the countries most at risk were, in order, China (honey contaminated with antibiotics and GMOs), India and Turkey (hazelnuts and pistachio contaminated with mold and aflatoxin). The European Agency for Food Safety highlights particularly bad results for the Indian pepper (irregular in 59% of cases), for the Chinese tomato (41% irregular) for the Egyptian oranges (26% irregular) and the Brazilian concentrated orange juice, for Argentinian garlic (25%) and for Slovenian pears (25% irregular). From these nations, come ingredients and foods that can be offered at low price thanks to the less restrictive health and environmental rules, as well as for the exploitation of labor.

Made in Italy food production, however, is the most safe in the world, for as regards the presence of irregular chemical residues. In food products from non-EU countries have been identified chemical residues above the limit in 7.9% of the samples, 5 times more than the products of the European Union, where “irregular” are 1.5%, and 26 times more than the Italians, where only 0.3% of the samples did not meet the legal limits.

The risks of low cost also affect the imitations of our typical products, mistaken by consumers as products made in Italy, because they often use names, images and shapes that recall the Italian identity. A particular problem abroad, but today more and more common in Italy, where very often low cost mass-product using raw materials and semi-finished products from abroad.

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